
Il lavoro di Nicola Ughi, classe 1972, muove le propria ricerca fotografica attorno all’osservazione e narrazione dell’area costiera toscano ligure.
Nato e cresciuto a Pisa l’immaginario dell’autore affonda nello scenario marittimo le sue radici. Un esperienza e una presenza quella del mare, che questi rintraccia come una costante sin nella sua più tenera infanzia dove, recandosi con il padre a Livorno a trovare i parenti o quando contemplando i quadri labronici nell’abitazione del nonno, il mare era sempre protagonista.
Apparentemente elementare il lavoro di Nicola Ughi propone una visione che sa appropriarsi della semplicità di un esperienza compositiva classica per produrre con questa un osservazione capace di accostarsi ad una consolidata tradizione italiana di autori che hanno sviluppato il proprio lavoro a partire da una documentazione tassonomica del territorio.
La rappresentazione di un tratto di costa, la visione dello spazio aperto del mare, concretizzano per l’autore un senso di pace la cui immobilità e ben espressa dalla scarsità di elementi compostitivi e dalla scelta di ritrarre questi luoghi fuori stagione.
Una costa lontana dalle voci e dai colori che abitano questi luoghi nel periodo estivo è di fatti il teatro nel quale l’osservazione dell’autore si sperimenta.
Nicola Ughi non ama immergermi in quelle acque, preferisce osservarle alla ricerca di un punto di vista per il quale l’orizzonte diventi solo una linea divisoria tra ciò che sta sopra e ciò che sta sotto.
In questi scorci di paesaggio in sedici noni, singole o in coppia, mare e cielo rispondono solo alle regole cromatiche dettate dalla natura.
Quello che vediamo nelle sue immagini è contemporaneamente orizzonte lontano, e tempo presente. Sfumature di mare e cielo e gradazioni che vanno dal blu notte al grigio chiaro, interpretate secondo la sensibilità imposta da un luogo la cui realtà una volta penetrata consente una rappresentare che pare capace di spostarsi verso l’astrazione.
Le rare figure, spesso quasi puntiformi, popolano la zona inferiore dell’immagine, ignare presenze nell’inquadratura del fotografo, inconsapevoli protagonisti di frazioni di secondo tolte dallo scorrere inesorabile del tempo.
In questa raccolta in progress di continue osservazioni attraverso diversi punti di vista, lo scenario, mai dissimile, viene continuamente indagato.
Una ripetizione ossessiva in cui cogliere tanto il senso di una ricerca e ascolto del territorio, tanto l’infinità di sfumature di colore e scene che rendono l’uguale mai davvero tale.


























#LALINEADELMARE – il perimetro

La linea del mare è un concetto che ho nella testa da tempo, e che sto via via sviluppando fino ad arrivare ad una decisione: l’orizzonte deve stare a metà e tagliare in due un inquadratura in sedici noni, formato sul quale lavoro ormai da molti anni.
L’occasione me l’ha fornita un viaggio in camper che ho fatto nel mese di luglio di questa strana estate 2020 , per merito di un cliente che da tempo crede in me e nel mio modo di raccontare per immagini.
Seguire la costa italiana per quasi tutto il suo perimetro, in 4500 chilometri di viaggio, da nord a sud e ritorno, è stata un’occasione unica per creare una linea continua fatta di tante immagini una a fianco all’altra, dove il blu del mare e l’azzurro del cielo fanno da quinte a uno scenario fatto di vita di persone, che quotidianamente popolano le spiagge o i paesaggi litoranei.
L’amore per il mare come scenario e come sfondo viene dalle mie origini livornesi, e dall’amore che i miei avi avevano per la pittura post-macchiaiola che ha popolato la mia esperienza visiva fin da bambino: Gino Romiti, Renato Natali, Giovanni March e tanti altri pittori mi hanno spinto a ricercare nella fotografia quei momenti di vita vera.
Con i piedi saldi a terra o al massimo a mezza gamba dentro l’acqua, sto cercando di narrare un estate che ci ricorderemo per sempre.
Nicola Ughi